Riuscire a scappare dal campo di concentramento nazista di Auschwitz spacciandosi per un ufficiale delle SS dentro la macchina del comandante tedesco Rudolf Hoss. Sembrerà assurdo, ma è successo veramente, nel giugno del 1942, e parte del merito va al polacco Kazimierz Piechowski.
Per capire come sia stato possibile bisogna tornare parecchio indietro nel tempo, all'inizio del '900, quando il giovane scout Kazimierz viveva a Tczew, insieme ai genitori ed i suoi due fratelli.
Nel 1939 i nazisti invasero il Paese e gli scout erano visti come una potenziale fonte di resistenza da eliminare. Kazimierz cercò quindi di fuggire passando per il confine ungherese, ma fu catturato, imprigionato e, dopo pochi mesi, portato a Auschwitz.
Lo stesso sopravvissuto ha raccontato che quando arrivò lui il campo ancora doveva essere finito. Dopo lo shock iniziale, iniziò un vero e proprio incubo, con i detenuti che morivano di fame, venivano sottoposti ad inimmaginabili brutalità – fisiche e mentali – ed i nazisti che uccidevano i prigionieri indistintamente per evitare il sovraffollamento del campo.
Per alcune settimane, il ventenne Kazimierz fu costretto a trasportare i cadaveri dei detenuti giustiziati verso i forni crematori. Tuttavia, fino a quel momento ancora non aveva pensato ad evadere...
Finché un giorno il ragazzo (che parlava tedesco) scoprì che sulla 'lista nera' delle persone da uccidere era finito anche un suo amico. In quel momento capì di dover fare qualcosa e così, insieme ad altri pochi prigionieri - tra cui, ovviamente, anche il suo amico - iniziò a mettere a punto un piano.
Nel frattempo, Kazimierz venne spostato a lavorare nel reparto dove si trovavano le uniformi delle guardie insieme alle munizioni. Il fatidico giorno – era il 20 giugno del '42 – arrivò.
Durante la pausa, i quattro detenuti con la scusa di dover buttare della spazzatura riuscirono a superare il primo cancello, ma si trattava solo dell'inizio della fuga...
Il gruppo riuscì poi ad infiltrarsi nel magazzino dove si trovavano le uniformi, mentre uno di loro entrò nel garage con una copia delle chiavi della macchina più veloce del campo, quella del comandante. Una volta saliti a bordo vestiti da ufficiali, i prigionieri si diressero verso il cancello principale. Qui, prima di proseguire la loro fuga, salutarono alcuni uomini delle SS che a loro volta ricambiarono senza rendersi conto di nulla.
Mancava però ancora l'ultimo sbarramento, forse il più difficile da superare.
Ma alla fine i quattro ce la fecero, entrando così a fare parte dei pochi fortunati e coraggiosi detenuti riusciti ad evadere dal campo di Auschwitz.